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Mysore: la pratica indipendente

Ognuna delle tre serie dell'ashtanga yoga (Yoga Chikitsa, Nadi Shodhana, Sthira Bhaga) consiste in una sequenza ben precisa di posizioni.

Se inizialmente queste sequenza viene "guidata" dall'insegnante, attraverso un ritmo che dovrebbe essere preciso e fluido, l'obiettivo in realtà è quello di mettere delle basi di funzionamento, salde e chiare, così che lo studente possa presto giungere alla pratica personale ed indipendente.

Lo stile Mysore, self-practice, non è solo l'obiettivo ma è il percorso stesso attraverso il quale ogni praticante può comprendere ed ascoltare se stesso dentro la pratica e sentire come la pratica sta lavorando in lui.

Fino a che lo stimolo arriva sempre dall'esterno attraverso la pratica guidata, questa capacità di ascoltarsi potrebbe non essere ben sviluppata.

Per praticare Mysore è importante conoscere bene il sentiero, così come quando andiamo a camminare in montagna, è molto importante avere in mano una mappa e conoscere il territorio. Ma quella mappa, per quanto ben scritta e per quanto impegno altri prima di noi abbiano messo nel tracciarla, non ci racconterà mai tutto di quel sentiero, che per natura stessa, è destinato a mutare continuamente.

Per essere indipendenti è importante conoscere e per conoscere in profondità è necessario imparare ad essere indipendenti.

Nessun insegnante, per quanto bravo, può realmente condurci attraverso tutto il sentiero. La caratteristica principale di questa modalità di praticare yoga infatti è la sincronia tra il respiro ed il movimento (vinyasa) ed ognuno deve imparare a sviluppare e seguire il proprio respiro, che giorno dopo giorno sarà sempre più ampio e nutriente. In questo modo costruirà gradualmente la  pratica personale.

Per questo il Mysore risulta essere la modalità di praticare più elevata e vicina alle esigenze di ogni singolo praticante.

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